Ottavo traguardo all’insegna della qualità, della musica e dell’arte. La formula di Trame Sonore – Mantova Chamber Music Festival si è rinnovata senza snaturarsi anche nell’anno della pandemia. Merito di Oficina Ocm il cui staff, iniziando dal Direttore Artistico Carlo Fabiano, ha lavorato al posticipo da giugno a settembre, mettendo il cuore davanti alle difficoltà. Questa edizione speciale è stata un «abbraccio di bellezza» dai contorni pressoché unici nel panorama italiano attuale. Infatti, mentre molte rassegne prestigiose hanno dovuto ridimensionarsi avvalendosi unicamente di artisti residenti nel territorio, Trame Sonore ha mantenuto il suo respiro internazionale e si è confermata una delle kermesse più importanti d’Europa. Nella tre-giorni (quello numerico è stato l’unico restringimento) sono affluiti a Mantova circa 150 artisti da tutto il continente e il pubblico è giunto da ogni parte dello Stivale. Pur con le limitazioni sul numero degli ingressi consentiti, il successo di presenze è stato importante, con la maggioranza degli eventi sold-out. Si è così testato un nuovo modo di vicinanza tra coloro che intendono la musica come un «linguaggio civilizzante».

Quartetto Prometeo

“100% tessuto musicale urbano” era scritto sulle mascherine e sui gadget. Il Mantova Chamber Music Festival è un crocevia di musicisti che qui vengono a confrontarsi ed è anche un intersecarsi di autori. Molti i percorsi suggeriti dal programma, come sempre fondato su brevi concerti dalla prima mattina fino a notte inoltrata sul «palcoscenico culturale diffuso» offerto dai più bei luoghi storici della città dei Gonzaga. L’informale cerimonia inaugurale si è svolta in piazzetta Santa Barbara, dove affaccia la basilica di corte, un luogo-simbolo perché vi operò Claudio Monteverdi. La Trama principale ha messo in relazione il Divino Claudio con Ludwig van Beethoven, di cui ricorrono i 250 anni dalla nascita. «Chissà quante cose avrebbero voluto dirsi» si è chiesto Carlo Fabiano nel dare il via al dialogo impossibile immaginario e affascinante tra questi due geni assoluti, vissuti a duecento anni di distanza l’uno dall’altro ma entrambi straordinari innovatori della musica del loro tempo, e che hanno insegnato alle generazioni posteriori, pure alla nostra, ad andare avanti. «Hanno sperimentato sul principio del contrasto quale veicolo espressivo: armonia, colore, ritmo come capacità di produrre emozioni» tradotti in luce, suono e spazio durante queste giornate di «sperimentazione collettiva».  

Carolin Widmann e OCM

Sotto lo sguardo di Ludwig e Claudio, i cui volti erano tratteggiati con linee luminose sul muro del palazzo, ha preso il via il primo tra i circa cento eventi in programma. Con tocco morbido e di grande pulizia formale Nicholas Rimmer al pianoforte ha instaurato un vivace dialogo con i fiati solisti dell’Orchestra da Camera di Mantova nel Quintetto op.16 del Maestro di Bonn. La prima serata è proseguita con una full immersion beethoveniana, dallo strabiliante affiatamento del Quatour Hermès, alla brillantezza e precisione del Quartetto Prometeo. Poi è stata la volta della forte personalità di Carolin Widmann al violino, assieme all’OCM straordinaria interprete del Concerto in re maggiore op.61. Conclusione come da tradizione nel ‘round midnight alla medievale Rotonda di San Lorenzo, con le romantiche suggestioni alimentate da Gabriele Carcano nella Sonata al chiaro di luna.

Fin dalla nascita del festival, Alexander Lonquich è molto più di un Artista in Residenza: è una delle anime e delle colonne portanti, splendido protagonista di molti appuntamenti. Presente virtualmente l’Ospite d’Onore Alfred Brendel al quale, vista l’età, i medici londinesi hanno sconsigliato gli spostamenti durante l’emergenza sanitaria. Il mito del pianismo mondiale ha mandato un saluto-ringraziamento a Mantova: «Dove altro – chiedo con ammirazione – si può trovare un simile rutilante fenomeno, nello spontaneo ma sapiente contrappunto tra freschezza di concezione, eccellenza artistica, e luoghi mirabili?»

Alexander Lonquich

L’ultimo concerto dell’ultima serata, causa poche gocce di pioggia che avrebbero potuto danneggiare gli strumenti (un gazebo era stato montato a protezione del pianoforte gran coda) ha avuto inizio con un piccolo ritardo, che il pubblico ha trascorso lietamente anticipando il tradizionale brindisi di commiato, accompagnato da dolcetti confezionati in porzioni singole per rispetto delle regole igieniche. Anche questo è festival e anche l’anomalia della parentesi conviviale verrà ricordata quale testimonianza dei giorni che stiamo vivendo, della volontà di non fermarsi e di tornare alla normalità, senza dimenticare la sicurezza.
I riflettori si sono spenti ma, come Penelope, Oficina Ocm prosegue incessantemente a tessere le sue preziose Trame in vista del 2021, dal 29 maggio al 2 giugno.

Maria Luisa Abate

Visto a Mantova il 4, 5, 6 settembre 2020
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes

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